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E’ facile pianificare uno street food safari in Sicilia, vi basta solo un biglietto aereo, scarpe comode, colazioni leggere uno stomaco da mangioni veterani.

Segnate sul calendario una data, la data che dovrà cadere esattamente a 7 gg dalla vostra partenza. Infatti, è richiesta almeno una settimana di preparazione atletica con pasti leggeri se non veri e propri digiuni.

Non è difficile scovare da soli i big five di Sicilia, ma si sa, cosi come prendereste una guida locale nelle savane africane, vi servirà anche nelle giungle urbane di Palermo e Catania.

Ecco a voi gli imperdibili big five!

CIPOLLINA (soffice impasto cotto al forno e ripieno di mozzarella, pomodoro, scalogno e prosciutto)

La cipollina fa parte della comune specie di rosticceria catanese. La cipollina, nasce, cresce e muore in rosticceria nell’arco di pochi minuti. Solo il tempo della cottura, del temperamento palatale e dei selvaggi morsi. E’ proprio il calore del pomodoro l’arma di difesa della cipollina, che prova invano ad ustionare i callosi palati dei catanesi. Battaglia persa. Gli affilati canini fanno a pezzi il soffice impasto e lasciano che le freddi correnti della birra Castello faccia il resto. Tutte le cipolline sono uguali ma una è più uguale delle altre diceva Giorgio Orbene. Tra le cipolline catanesi ce n’è una infatti, la tigre bianca, rara nella sua raffinatezza, unica nel suo sapore. Mentre molte di loro son forti e muscolose grazie ad uno strato di cotto tra gli strati di piacere, la nostra tigre bianca ne fa a meno, la sua forza sta nella sua delicatezza. Volete sapere dove beccarla? Seguiteci in tour 😉 Stay Hungry Stay Streaty!

VASTEDDA CA’ MEUSA (morbida focaccia condita con polmone e milza di vitello)

Preda o predatore? Mai andare a caccia di vastedda da soli! fatevi accompagnare da un palermitano esperto. Catturate la vastedda nella tana sbagliata e siete morti.

Dovete sapere che, negli ultimi cinque secoli, la vastedda ca’ meusa ha sviluppato e perfezionato un’invincibile arma di difesa, lo strutto. Lasciate la milza riposare nello strutto dopo una prima cottura, poi tornate a riscaldarla…non c’è siero che tenga, né succhi gastrici. Sopravvivere nella savana del centro storico palermitano non è mai stato facile per alcuna pietanza, immaginate quanto sia dura per la povera vastedda, strizzata, riempita, sbattuta e tagliata nei peggiori marciapiedi del capoluogo siciliano.

Il ripieno nasce nel cosiddetto tiano, un padellone ammaccato con un diametro di circa 80cm, caldo nido d’amore per organi e strutto. I predatori palermitani non riposano mai. Per ogni vastedda ca’meusa che nasce, ci sono almeno 4 voraci mangioni in attesa di ucciderla.

E’ facile avvistare la vastedda nel mandamento Castellammare/Vucciria…ma chi e quando serve la vastedda più succulenta? Seguiteci in tour e lo scoprirete 😉 Stay Hungry Stay Streaty!

STIGGHIOLA (intestino di vitello o agnello o capretto, avvolti intorno allo scalogno)

I gufi notturni di Sicilia lo adorano. L’anima bianca sprigionata dalle stigghiola nel suo lento trapasso tra le fiamme della griglia è un richiamo irresistibile per i mangioni siciliani.

Accendete un fuoco, riscaldate la griglia, versatevi un bicchiere di birra agghiacciata e attendete. Tra i quei bui e puzzolenti vicoli cittadini, sentirai il ringhio della voracità, e così il suo eco. I mangioni stanno spiegando le ali, affilando gli artigli. Tshhhhhhhhhhhhhhh! Una stecca di stigghiola fa vibrare la griglia. Il budello strozza lo scalogno in un abbraccio malsano, amore possessivo, aggressivo, tremante e passionale. L’intensa nuvola bianca lentamente si dissolve, adesso si distinguono le sagome dei selvaggi mangioni. La stigghiola si gira e si rigira, in cerca di fuga. Stompf! Il fendente mortale. Sale e limone. Sporcatevi le mani, brindate al sacrificio del nostro agnello.

ARANCINA/ARANCINO (palla di riso ripiena di carne di vitello)

Questa è la vera grande sfida per i mangioni in safari di Sicilia. Sono onnipresenti, sono tante, sono abbondanti, sono varie, sono buone…ma poche sono degne di tal nomi. Si, proprio come Belzebù, ognuno la chiama a modo suo, ma ricordate! il nome del tentatore non è dato sbagliarsi.

In Sicilia vivono infatti due specie di arancin-. Nella Sicilia occidentale trovate l’ArancinA, esemplare rigorosamente femminile, una gora che naviga nell’olio caldo come fosse un ippopotamo. La femmina è rigorosamente tonda, vestita di un abito dorato e croccante e sotto porta un provocante ripieno di tritato , carote, cipolla e piselli. Un altro nome demoniaco, Safran, lo spirito giallo che possiede l’arancina da più di mille anni.

Nella Sicilia orientale invece, troverete l’esemplare maschio, appunto, l’ArancinO. Un signorotto in frac piramidale. Sotto il panciotto l’arancino nasconde salsa di pomodoro, straccetti di vitello e il suo immancabile parassita filante, la mozzarella.

I nativi sono molto rigidi riguardo al nome ed alla modalità di sacrificio di questo dono dorato.

Il suo habitat naturale è la friggitoria, la sua morte a temperatura ambiente, il suo boia le vostre mani. Attenzione a come e dove la nominate. Palermitani e Catanesi hanno un dono ultraterreno capace di captare la maledetta vocale a migliaia di km. Non fatevi troppe domande, ascoltate i nostri consigli e seguiteli.

Volete catturare il miglior ArancinO e la miglior ArancinA? Stay Hungry Stay Streaty 😉

PANE E PANELLE (panino con frittelle di ceci)

L’evoluzione del cibo non ha orizzonti. Da pesci leguminosi a rettangolari frittelle di ceci, dal mare alla terra. Pane e Panelle era, è, e sempre sarà, la regina dello street food palermitano.

Una specie urbana facile da avvistare, facile da catturare e facile da mangiare…ma decisamente non facile da interpretare ad un primo sguardo. Tutte le panelle di Palermo sembrano le più buone di Palermo, quindi del mondo, eppure no! Ci sono forme, fritture e spessori che fanno la differenza. Tiratela delicatamente fuori dall’olio bollente senza far rumore o perderà la sua croccantezza, tenete la presa ferma o sgonfierà il suo fragilissimo velo rigonfio. Fatelo solo se accompagnati da un esperto locale. Riponete la panella sul morbido letto del semprefresco (forma di pane locale), poi chiudete gli occhi e dimenticate tutti i vostro problemi, ingoiate giù i vostri dubbi, abbandonatevi.

Una legenda palermitana narra di una panella perfetta, sia nella consistenza che nella forma, che un giorno, a foglia morta, scenderà tra i mortali e porterà la pace del mondo.

Il profeta della nuova futura religione è già tra di noi, e si chiama…Streaty! 😉